ANALISI DESCRITTIVA del PROGETTO
Lo scenario prevede la realizzazione di un tunnel stradale, che collega le località di Campodolcino e Mesocco, del tipo a due corsie (2 x m. 3,75) con n. 2 banchine (2 x m 1,50) per una piattaforma viabile della larghezza complessiva di m. 10,50; questo è dotato di n. 15 Piazzole di sosta della lunghezza di m. 45,00 disposte ogni m. 500 in asse galleria, alternativamente in dx e sx.
Ad una distanza di ca. m. 30,00 dall’asse della galleria è prevista la costruzione di una galleria di sicurezza da realizzarsi con scavo meccanizzato (T.B.M. da Ф 3.700 mm) che correrà parallelamente alla galleria principale e che sarà a questa collegata con n. 8 tunnel di by-pass in corrispondenza della mezzeria delle n. 8 Piazzole di sosta -Lato corsia dir. Svizzera-. Questa dovrà risultare transitabile agli automezzi di soccorso provenienti dalla Svizzera o dall’Italia e pertanto bisognerà prevedere la dislocazione di piccole piazzole di scambio. Allo stesso tempo tale tunnel di sicurezza potrà prevedere dei condotti per il possibile alloggiamento di linee elettriche di interconnessione (ad es. la Linea 380 KV che attualmente corre su linea aerea lungo il passo della Forcola con grave impatto ambientale), nonché di linee gas, telefoniche e tutte quelle relative alle varie infrastrutture via cavo.
Per quanto riguarda l’opportunità di prevedere per questo tunnel la presenza di uno o due fornici (canne) le “Linee Guida” di ANAS (cioè quelle più recenti del 2009 relativamente alla progettazione di gallerie, strade e viadotti) consigliano la realizzazione di due fornici solo nel caso in cui la pendenza sia considerevole (e non è di certo questo il caso in quanto la percentuale di pendenza non arriva ancora all’1%) o se la previsione a 15 anni di traffico giornaliero sia superiore a 10.000 veicoli (meno vincolanti in merito, ma significative sono le “Linee Guida” della Provincia Autonoma di Bolzano, che alzano tale limite a 12.000 veicoli giornalieri).
La previsione di traffico per la galleria in questione è per il momento inferiore al limite qui sopra citato. Ove peraltro nel tempo il traffico giornaliero dovesse superare tale limite, il progetto contempla la possibilità di affiancare all’unico fornice previsto e alla galleria di sicurezza un secondo fornice stradale.
Comunque le prescrizioni sopramenzionate relativamente alla larghezza della sede stradale (cui si aggiungono quella delle 2 banchine laterali), ad un significativo numero di piazzuole di scambio e di sosta, unitamente alla galleria di emergenza e alla relativa impiantistica dedicata, già di per se stesse danno ampie garanzie in fatto di sicurezza.
Il traforo in parola è previsto nella Media Valle Spluga, a Campodolcino, con orientamento del tracciato secondo la direzione Est-Ovest. L’imbocco del traforo lato Italia e quello lato Svizzera -nella Val Mesolcina, sulla Autostrada A13,- sarà concordato e studiato con le competenti Amministrazioni Comunali di Mesocco e di Campodolcino, ciò al fine di incidere il meno possibile sul tessuto urbanistico e sull’assetto degli insediamenti abitativi e turistici, consolidatisi su entrambi i versanti (svizzero ed italiano).
L’imbocco a Campodolcino (a sud o a nord dell’abitato) è previsto a circa 1.070 mt s.l.m. sulla destra orografica del fiume Liro e quello a Mesocco a circa 1.027 mt s.l.m; il dislivello da superare è inferiore a 50 mt, con una pendenza media meno dell’1,00%.
In questa posizione, risulta minima la distanza tra la Valle Spluga e la Val Mesolcina. Ne consegue che il traforo posto in questa zona è quello con minore lunghezza, cioè meno della metà rispetto alla lunghezza prevista da altri progetti che avevano come punto di partenza altre località della Valchiavenna. E’ quindi il progetto che è in grado di minimizzare i problemi di costruzione e gestione direttamente legati alla lunghezza del traforo e di conseguenza ai suoi costi di costruzione, di esercizio e di gestione della sicurezza degli utenti.
Il sistema di ventilazione, come peraltro previsto dalle già citate Linee Guida dell’Anas, è del tipo cosiddetto trasversale che prevede due condotti separati da ricavare all’interno della sezione di galleria rispettivamente per l’immissione dell’aria pulita e l’evacuazione dell’aria viziata. Il flusso dell’aria sarà regolato da una/due centrali di ventilazione alloggiate in opportune cavità disposte lungo il tracciato.
In buona sintesi le principali caratteristiche del traforo di valico secondo questa soluzione, risultano:
– Imbocco lato Italia: Campodolcino (m s.l.m. 1.070 m)
– Imbocco lato Svizzera: Mesocco (m s.l.m. 1.027 m)
– Lunghezza traforo: circa 7,950 Km
– Dislivello superato: 50 m
– Pendenza media: circa 1,00%.
Gli ASPETTI GEOLOGICI
Aspetto geologico generale
In Val Chiavenna e in Valle Spluga, a nord della linea insubrica, affiorano le tre falde pennidiche Adula, Tambò e Suretta, in particolare il tracciato della galleria Campodolcino – Mesocco si collocherebbe all’interno della falda Tambò. Queste falde alpine (ovvero strutture tettoniche derivanti dallo spostamento e dalla traslazione di masse rocciose lungo superfici di scorrimento, durante l’orogenesi) di dominio pennidico sono formate da un basamento cristallino pre-Permiano, composto da paragneiss e metagranitoidi; si tratta di grosse scaglie di crosta continentale pre-alpina e da una serie di sequenze meta-sedimentarie permo-mesozoiche e terziarie accatastate in modo più o meno caotico l’una sull’altra, assieme a lembi di ofioliti.
Le falde sono formate da rocce perlopiù gneissiche e si sovrappongono in modo regolare; da una culminazione centrale lungo la Valle del Fiume Ticino, esse immergono debolmente verso est (20°-25°). Procedendo quindi da ovest verso est si incontrano le diverse unità, dalle più profonde alle più superficiali (dal basso verso l’alto le falde Leventina, Simano, Adula, Tambò e Suretta).
Il tracciato della galleria interessa la falda Tambò e i suoi primi passaggi alla falda Suretta a est e alla falda Adula a ovest. Al passaggio fra le falde si trovano le “sinclinali” della Mesolcina, ovvero lembi di rocce sedimentarie permo-mesozoiche. Pertanto è plausibile aspettarsi l’incontro con rocce di tipo sedimentario, in particolare nelle zone calcaree di separazione collocate in prossimità delle aree d’imbocco e ancor più in particolare per quanto riguarda l’imbocco di Mesocco.
L’intero complesso alpino a falde è stato coinvolto da fenomeni di piegamento e deformazione in regimi duttili e fragili, è da aspettarsi pertanto una certa eterogeneità nella qualità degli ammassi rocciosi; già a titolo preliminare è possibile indicare in particolare le zone sicuramente critiche ai margini della falda Tambò e quindi al passaggio fra i paraderivati e metagranitoidi e le unità calcaree.
In tutta la zona si evidenzia una scistosità pronunciata degli gneiss e dei micascisti che domina la morfologia del paesaggio: l’asimmetricità del profilo trasversale alla Mesolcina risulta dal fatto che il fianco destro della valle è parallelo ai piani di scistosità della roccia, mentre il fianco opposto è stato modellato dal ghiacciaio della Mesolcina perpendicolarmente agli strati che in tutta la zona hanno un orientamento principale costante.
Falda Tambò (basamento)
Il basamento della falda Tambò affiora dal versante destro della Valle Spluga, fino al fondovalle mesolcinese, ed è delimitato a nord da Hinterrehein e a sud dalla val Bregaglia. Si sviluppa quindi per 35-40 km, con spessori fino a 4000 metri. La struttura del basamento è molto complessa e poco chiara; ogni autore ha definito varie “zone”, ma manca ancora una visione completa dell’intera unità. Per quanto riguarda il tracciato in esame esso si colloca nella “zona dorsale”, che a sua volta è ulteriormente suddivisa in tre unità (Zona del Corbet superiore, Metagranito del Truzzo e Zona del Corbet inferiore). Le rocce che presumibilmente occuperanno la gran parte del tracciato (a meno della zona d’imbocco a Mesocco) appartengono all’unità del Corbet superiore costituita da paragneiss, micascisti e ortogneiss di vario tipo, all’interno dei quali si intercalano lenti di anfiboliti, scisti carbonatici e pegmatiti tardo-varisiche.
Coperture permo-mesozoiche
Per quanto riguarda l’imbocco est, almeno a questa scala e a questo grado di raccolta bibliografica, è improbabile che lo scavo interessi le coperture permo-mesozoiche della sinclinale dello Spluga, tuttavia l’assetto tettonico è molto complesso, in quanto questi metasedimenti formano una serie di scaglie tettoniche, scollate dal substrato e accavallate fra loro, non è possibile escludere l’interferenza con il tracciato prima dei rilievi di dettaglio. Più probabile è l’incontro con la sinclinale della Mesolcina all’imbocco ovest, formate da rocce che, a differenza di quelle della sinclinale dello Spluga, rappresentano serie sedimentarie più definite. Litologicamente si hanno serie permo-triassiche quarzitico-carbonatiche e varie sequenza di calcescisti giurassico-cretatici, localmente con scaglie di ofioliti.
Struttura
La falda Tambò, come le vicine, è costituita da pieghe coricate (pieghe-falde) vergenti a nord. L’immersione generale della scistosità è verso E-NE, sia per quanto riguarda le strutture planari, sia per quelle lineari, ci si aspetta pertanto un’intersezione generale abbastanza favorevole per il tracciato, almeno in primissima approssimazione. Per quanto riguarda le strutture piegate, la falda Tambò, al suo interno ha, come carattere generale, una serie di piegamenti con assi immergenti a E o NE da 10° a 40°, come risultato di almeno due eventi plicativi (il primo probabilmente eo-alpino, l’altro coevo con il metamorfismo meso-alpino).
FUNZIONALITA’ del RACCORDO STRADALE nel PIU’ AMPIO CONTESTO della VIABILITA’ INTERNAZIONALE
L’ipotesi di un traforo tra la Val Chiavenna e la Valle Mesolcina renderebbe fattibile e al tempo stesso rapido il collegamento con i bacini industriali del Nord Europa.
L’idea di un simile collegamento trasversale est-ovest risponde alla necessità fortemente sentita di riprendere quel bisogno ineludibile di interlocuzione tra le popolazioni della Provincia di Sondrio, della Val Chiavenna con quelle della vicina Svizzera e, in modo particolare, con quelle della Val Mesolcina da sempre legate da reciproci rapporti di natura storico-culturale ed economica.
Il Passo della Forcola costituiva un forte collegamento tra la Provincia di Sondrio/Val Chiavenna e la Val Mesolcina fin dal XV secolo.
“UNUM SENTIRE” tra la VAL CHIAVENNA e la
VAL MESOLCINA: RAGIONI STORICO-CULTURALI ed ETICHE
MAI DISMESSE
Nemmeno la costruzione della Strada A13, che andava a privilegiare una linea Nord-Sud, ha scalfito il bisogno di mantenere saldi e vivi i rapporti socio-culturali ed economici tra la Val Chiavenna e la Val Mesolcina, tant’è che (pur con le inevitabili mutazioni generazionali) i rapporti tra le due realtà vallive sono rimasti attivi o addirittura si sono intensificati attraverso anche “scambi matrimoniali” o ricerche di natura storico-culturale tendenti a rafforzare l’unità d’intenti mai dismessi nonostante gli alti e bassi del fluire della storia comune.
Non per nulla il poeta Bertacchi, con la già citata poesia “Inno allo Spluga” invita l’Italia e l’Elvezia ad innalzare dal valico un inno comune: “Avanti…salite…dai due versanti”.
Ovviamente il collegamento ipotizzato non risponde solo alla necessità di soddisfare un intimo bisogno dello spirito alla ricerca di questo “unum sentire”.